Ercole Di Iorio, l’ingegnere – poeta

 

 

  • Sei a Monaco da appena un anno e mezzo: difficoltà e vantaggi del vivere in Baviera. Sei ingegnere: dove lavori e di cosa ti occupi nello specifico?

“Si potrebbe dire che ho una laurea in ingegneria, conseguita presso “La Sapienza” a Roma, nell’ormai lontano 1992 ma non basterebbe ciò a descrivere il mio rapporto con le scienze e la tecnologia. Un aneddoto per tutti…Mio padre, medico condotto di un piccolissimo paesino, Palombaro,  in provincia di Chieti, mi racconta che spesso,  mi portava con sè a trovare il farmacista di Fara San Martino ( a circa 10 minuti di auto da Palombaro e sede del famoso pastificio “De Cecco’) . Puntualmente appena sceso dall’auto  schizzavo come un fulmine , con passo incerto e barcollante,  come  può essere quello di un bimbo di 4-5, per raggiungere il caro Don Paolo Alleva (il farmacista appunto) il quale, sempre sollecito nel tirar fuori dalla sua cassettina degli attrezzi un cacciavite, una pinza ed un martello, me li offriva con un dolcissimo sorriso, sotto i suoi baffetti sornioni, consapevole di fare la mia gioia e godeva nel vedermi felice e sorridente con quell’arsenale nelle mani, salvo poi  assumere un piglio severo ed un sguardo accigliato nel riprendermi quando cercavo di “trapanare” la soglia di marmo della sua  farmacia…”eh, eh Ercolino ma mo’ che stai facendo, no, no questo no puoi farlo”. Avrei mille altri aneddoti da raccontare circa la mia passione che, per vie qualche volta tortuose,  mi ha condotto infine ad essere ingegnere ma rischierei di annoiare. Dunque, dopo la laurea e qualche lavoro saltuario, finalmente nel 1995 iniziai la mia carriera lavorativa venendo assunto nella sede di Avezzano della prestigiosa Texas Instruments, all’epoca “terra promessa” per molti ingegneri elettronici, fra l’altro considerati  “merce rara” dalle multinazionali dei semiconduttori. Li dapprima svolsi  la mansione di Ingegnere addetto alla manutenzione delle macchine di test, per memorie DRAM e successivamente, sempre all’interno della stessa azienda, mi spostai nella divisione di progettazione memorie non volatili (NVM), dove lavorai per circa dieci anni come progettista di memorie Flash, dapprima per Texas  Instruments e dal 1998 per Micron Semiconductor, una multinazionale Statunitense che acquisì  la divisione memorie della stessa Texas. Questi furono gli anni piu’ gratificanti della mia carriera lavorativa,  in cui mi venne data la possibilita’ di coltivare pienamente la mia passione, contribuendo, attraverso le conoscenze e l’esperienza maturate li’,  alla progettazione di diverse memorie FLASH, usate ancora oggi in moltissimi dispositive elettronici (cellulari, televisori, lavatrici ecc..) in commercio.  L’entusiasmo, la lena e la passione di quegli anni mi portarono anche ad ideare nuove ed originali soluzioni circuitali alcune della quail vennero successivamente descritte in diversi brevetti, depositati , presso lo USPTO (Ufficio Brevetti degli Stati Uniti), a nome di Texas Instruments prima e di Micron poi. Purtroppo si sa, le cose belle durano sempre troppo poco ma fortunatamente lasciano “il dolce in bocca”, quel sapore che dà gusto alla vita e che non si dimentica facilmente. Dopo 10 anni cominciavo a sentire la necessita’ di fare nuove esperienze lavorative e cosi’ nel 2006 decisi che era giunto il momento di cambiare divisione e mi spostai nel marketing, sempre nella sede Micron di Avezzano, dove lavorai fino al 2014, “annus horribilis”, in cui, dopo una turbolentissima  “tempesta” riorganizzativa, ed un’aspra battaglia sindacale,  la Micron, con un colpo di spugna riusci’  a licenziare circa 400 dipendenti e a rilocarne 20 (me incluso), in modo quasi coatto, nella sede di Monaco di Baviera, dove ricopro tuttora la mansione di Business Development  Manager. Benché la mia mansione sia attinente alle attività di marketing, esula da quelle tipiche impresse nell’immaginario collettivo: per intenderci, non mi occupo di campagne pubblicitarie o di indagini di mercato ma il mio attuale lavoro, consiste nell’influenzare ed indirizzare direttamente  i clienti,  sui prodotti (siano esse memorie DRAM, Solid State Disks ovvero memorie FLASH) sui quali la compagnia, in base alle proprie valutazioni di mercato ed alle proprie strategie, intende puntare. A tale scopo occorre una profonda conoscenza delle dinamiche e delle tendenze dei  vari segmenti di mercato e delle architetture di sistema dei relativi prodotti”.

  •    Quali sono, a tuo giudizio oggettivo ma anche emotivo, le differenze tra la tua città di origine in Abruzzo e Monaco?

“Ovviamente molte e di diversa natura,  a cominciare dall’estrema cura per la città, che a Monaco salta immediatamente agli occhi per finire con il carattere a tratti burbero ed abbastanza rigido dei suoi abitanti, che comunque, con il loro operato mostrano di avere un enorme senso civico e rispetto per i beni della collettività. L’organizzazione e la cura con la quale tutte le attività sono condotte è quasi ossessiva e questo naturalmente rende dal punto di vista logistico la vita a Monaco molto “easy”, come direbbero glia americani. La percezione che ho avuto, dunque, quando sono venuto a Monaco è stata quella di entrare in una citta estremamente ospitale ma con i monacensi che non possono certo essere definiti dei fulgidi esempi di ospitalita’,  per come l’intendiamo noi gente del sud Italia. A distanza di circa un anno e mezzo dall’ arrivo in Germania, ho maturato la convinzione, purtroppo sulla base di conoscenze e relazioni limitate con i tedeschi, che essi vengono condizionati sin da fanciulli al rispetto maniacale, direi quasi religioso delle regole,  siano esse sancite dalla costituzione o semplicemente tacite, tramandate attraverso la tradizione orale. Oserei dire che questa peculiare caratteristica del popolo germanico costituisce al contempo un punto di forza e di debolezza. Purtroppo, però, a cercar bene non mancano nella storia passata e recente innumerevoli episodi che attestano questa attitudine che talvolta, come tutte le “fedi”  si trasforma e dà luogo ad aberrazioni disumane. Insomma, per come la vedo, i tedeschi pur mostrando senso critico sono estremamente riluttanti nel mettere in discussione il sistema di regole che li governa e ciò li rende a volte schiavi repressi e depressi di se stessi”.

  • Quanto manca a noi Italiani la nostra terra?

“Banalmente direi che dalle ultime ondate emigratorie del secondo dopoguerra, delle quali i nostri nonni ci hanno narrato e che hanno rappresentato il tema di molta parte della filmografia e della letteratura del Novecento, moltissimo è cambiato. In primis i mezzi di comunicazione di cui si dispone oggi, veloci economici e potentissimi. Non dimentichiamo la mobilità: oggi ci sono voli low cost che praticamente connettono tutte le maggiori città europee. Quindi, in fondo, L’Italia è un pò meno “lontana” di quanto lo fosse 60 anni fa. Penso, comunque, che l’attitudine emergente (ed è anche la mia speranza)  è o dovrebbe essere quella  di sentirsi un pò più cittadini europei ed un pò meno Italiani. Non fraintendermi, però. E’ pur vero che tutto sommato la nostalgia per il mio paese non è poi cosi forte, purtroppo, però ci sono ancora (ed oserei dire per fortuna) molte differenze culturali che mi impediscono di essere in completa sintonia con i tedeschi ma penso e spero e forse mi illudo che l’umanità, la fratellanza e la tolleranza che ci accomuna possa, anzi debba, permettere a me ed a loro di godere al meglio di ciò che la vita quotidianamente offre”.

  •  Perché, anche a seguire l’immaginario collettivo che si esprime attraverso la musica o la scrittura, sembra che la nostalgia non ci abbandoni mai, eppure ci lamentiamo della qualità di vita in Italia. E allora è vero che la nostalgia e il desiderio nascono dalla mancanza?

“Ho certo nostalgia dei miei cari così come l’avevo quando ero a Roma, all’Università o ad Avezzano, dove lavoravo. In generale, però, penso che la nostalgia nasca dal profondo senso di solitudine che ci attanaglia quando  il mondo che ci circonda ci appare estraneo ed ostile. Sono convinto, dunque,  che la chiave di volta  per vincere la nostalgia sia la curiosità: la curiosità di esplorare il mondo apparentemente estraneo che ci circonda, andando alla ricerca di ciò che ci accomuna con gli altri e per questo ci fa gioire; la curiosità di apprendere e comprendere altre culture ed altri mezzi espressivi e di comunicazione”.

  • Sempre in tema di italianità: riesci a conservare il rapporto con la madre patria attraverso quali canali? Linguistici, enogastronomici, altri?

“Amo l’enogastronomia Italiana, amo il cibo anzi sono goloso e gustare un buon piatto di pasta alla chitarra preparata da mia moglie, Alba è qualcosa di impagabile e assolutamente appagante. E’ arcinoto che l’olfatto ed il gusto, tra tutti, sono i sensi che hanno maggior potere evocativo. Ecco! Per me assaporare una forchettata di lasagne o sgranare un arrosticino equivale a dischiudere il portone dei ricordi e lasciare che essi fluiscano attraversando l’inconscio per poi manifestarsi con vigore nella rievocazione consapevole e talvolta nella narrazione di qualche episodio della propria vita. Ma questo flusso di immagini che emerge talvolta così prepotentemente dalla memoria ha il “sonoro” in Italiano, la nostra magnifica lingua che amo profondamente e che è l’unica che forse mi permette di esprimermi a pieno. Con l’italiano a volte mi diverto, mi cimento, tentando di mettere su carta ciò che provo, che vedo, che osservo e che vivo”.

  • Adesso sveliamo un piccolo segreto a chi ci legge: tu sei un ingegnere – poeta. Scrivi poesie ed hai anche vinto dei premi. Ci parli di questa passione?

“Iniziai a scrivere, spinto da una pulsione irrefrenabile a voler raccontare un episodio accadutomi, che mi aveva particolarmente commosso. Così, nell’ormai lontano 2004, nacque, nel cuore di una notte d’estate, “Ricchezza O Miseria”Ercole. Da quel giorno, ogni volta che ho sentito il bisogno di narrare le mie emozioni ho preso carta e penna ed ho scritto, nella convinzione e direi quasi presunzione che ciò che provavo in quanto uomo avesse un valore universale  e fosse perciò condivisibile con gli altri. Essendo molto schivo, dapprima, per pudore,  ho cercato di tenere celato questo mio piccolo segreto, che però non è rimasto tale per molto. Infatti presto, nonostante la mia riluttanza, Alba, mi convinse a partecipare a qualche concorso  letterario, dove ho avuto la gioia di vedere compresi ed apprezzati alcuni dei miei componimenti”.

  • Quali i tuoi campi di interesse nella poesia?

“Non ho pregiudizi, amo spaziare sia sui contenuti che nella tecnica compositiva. Alcune delle mie poesie sono intimiste, altre esistenzialiste. In alcuni casi preferisco attenermi alle regole della metrica, in altri compongo senza curarmi affatto delle regole ma seguendo semplicemente la musicalità e l’armonia delle parole. La corrente letteraria, cui spesso mi ispiro e che è la mia preferita è l’ermetismo, di cui personalmente considero Montale il massimo esponente. Ritengo alcune poesie di montale dei capolavori assoluti, senza tempo, come ad esempio “Cigola la carrucola” o “Spesso il male di vivere ho incontrato”.

  • Anche a te, in ultimo, vorrei chiedere se hai un prossimo sogno che vorresti si realizzasse …

“Sogni moltissimi, forse troppi, ma credo debbano restare tali, altrimenti di cosa si alimenterebbe la mia curiosità e la mia voglia di vivere? Qualche desiderio nel cassetto, ovviamente ce l’ho. Un giorno o l’altro vorrei vedere pubblicata una mia raccolta di poesie ma francamente non so dire  se questo sia un desiderio o debba restare un sogno”…

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