Non ci si conosce mai abbastanza. Rifacendomi ai grandi scrittori e filosofi, ci si conosce solo forse attraverso gli altri ed anche così solo alcune parti della personalità. Tutta la vita è una ricerca continua ma proprio questo è stimolante ed interessante e ci fa amare la vita.Io ho molta curiosità ed apertura mentale e non mi considero assolutamente arrivata ad una sponda. Ci sono ancora tante cose che vorrei imparare e tante cose che vorrei ancora fare.Comunque se mi chiedi così direttamente “chi sono“, ti potrei rispondere “il risultato delle esperienze vissute e riflettute“ ed il resto deve ancora venire e mi sorprenderò per prima a vedere come reagirò.
Da ognuna ho assorbito tutto ciò che ho potuto. Sono una spugnetta nel bene e nel male ma il lato positivo forse è che rifletto molto su quel che mi capita e mi sforzo di capire e quindi riesco ad elaborare e sintetizzare le mie esperienze. L’Italia è dove sono nata e cresciuta, dove la mia lingua è di casa perché è lì che ho compiuto tutto il mio percorso di studi dalle elementari all’università anche se con interruzioni di permanenze in Brasile soprattutto quando ero piccola. E di queste permanenze ho ricordi di episodi fantastici ed avventurosi. Questo significa quindi i profumi, gli odori, i sapori e le esperienze infantili che ti formano. Però contemporaneamente già in quel periodo, poiché andavamo avanti ed indietro tra Rio e Napoli non mi sentivo completamente appartenente ad una sola cultura e già a quell’epoca sentivo spesso questa domanda in entrambi i paesi: „Ma tu di dove sei?“, insomma capivo che gli altri bambini mi vedevano diversa da loro. In Brasile sono le mie radici paterne che io dopo la laurea e dopo la morte di mio padre ho voluto rivitalizzare andandomene a vivere a Rio. Per me ha significato anche spensieratezza. Rio è una città meravigliosa che ti comunica una gran gioia di vivere, vibra di musica, luce e creatività e le persone sono disponibili ed ospitali. Qui in Germania sono venuta per amore. Mio marito bavarese mi ha „importato“ ed è qui che sono nati e cresciuti i miei due figli. Ho imparato molto ma al contrario del Brasile che esalta l’emotività e la spontaneità, qui bisogna entrare in schemi molto più regolati e formali. Tutto è molto più serio ed uniforme, poche sfumature, pochi compromessi: bianco o nero, poche vie di mezzo. Per me all’inizio è stato molto difficile ma con il tempo e scegliendomi le amicizie giuste, mi sono perfettamente integrata ed ho influito in vari settori culturali e sociali, conquistandomi i miei spazi e ricevendo in cambio anche molta stima e riconoscenza.
Mah, da quando sono su questo pianeta non mi ricordo di avere mai assistito ad un simile fenomeno che esula da un qualsiasi flusso migratorio normale che c’ è sempre stato da che mondo è mondo. È una tragedia umanitaria che ci mette a confronto con i nostri egoismi, le nostre paure ed i nostri istinti di sopravvivenza più che mai. Tutto questo è normale. Il problema è che da come reagisce una società in queste situazioni è che si vede a che punto essa si trova e quanto sia disposta a rinunciare ad un benessere – conquistato spesso a scapito di altri popoli e continenti – in nome dei due comandamenti “non uccidere“ o “ama il prossimo tuo come te stesso“.In fondo tutto è così semplice da capire, quello che succede e come mai succede. Ma se è così semplice da capire perché è così difficile trovare una soluzione? E allora è legittimo chiedersi se l’umanità non sia ormai arrivata ad un punto di involuzione tale da programmare la sua autodistruzione e noi stiamo impotenti a guardare questo processo.
L’interesse per il cinema l’ho avuto sempre. E poi noi italiani amiamo molto quest’arte.
Anche nei miei corsi di lingua e cultura italiana ho fin dall’inizio utilizzato il metodo audiovisuale, tanto a Rio, all’Istituto Italiano di Cultura, dove ho insegnato per tre anni, quanto in seguito alla VHS a Starnberg dove ho lavorato utilizzando spesso spezzoni di film. Un giorno mi è venuta l’idea di parlare delle varie fasi storiche e sociali dell’Italia attraverso i suoi film. Proprio in quel periodo si era appena aperto il cinema Breitwand a Starnberg. Con questa idea sono andata da Matthias Helwig che aveva preso in mano il nuovo cinema e gli ho proposto il mio progetto di un cineforum di film italiani da proiettare una volta al mese con introduzione e discussione in lingua italiana. Non avrei mai immaginato che avesse tanta affluenza di pubblico. Al primo film della prima rassegna: „Il gattopardo“ hanno dovuto aggiungere i posti a sedere ed è perfino stato pubblicato un articolo sull’iniziativa! Il cineforum esiste da tredici anni e continua ad essere ben frequentato da italiani e tedeschi.Poi ho cominciato ad organizzare rassegne cinematografiche italiane anche per il Circolo Cento Fiori che è un’associazione culturale che esiste a Monaco dal 1980.Ma non mi ritengo un’esperta di cinema, l’esperienza acquisita mi deriva dalla passione. Comunque mio nonno, allora immigrato in Brasile, in seguito ad una serie di casualità è stato il fondatore dell’Art Films, che per prima ha portato il cinema italiano in Brasile. Dopo la sua morte sono stati mio padre e mio zio a proseguire in questa attività di distribuzione ed ora mio cugino. Ricordo quando mio padre il fine settimana portava a casa le pizze per fare assistere mia mamma, mia sorella e me alle proiezioni dei film e ricordo anche quando mi consentiva, nel suo ufficio, di entrare nella sala privata di proiezione, dove la traduttrice sottotitolava le pellicole.
Forse un poco ho indirettamente già risposto prima: La famiglia è importantissima, è per me la cosa più importante.
Quando sei piccola ti dà sicurezza e fiducia, questi sono i presupposti di una stabilità emotiva che più tardi ti consente di affrontare la vita in tutte le sue sfaccettature e creare rapporti di tutti i tipi. Purtroppo io questo l’ho avuto solo in parte perché mio padre e mia madre vivevano separati e per di più in paesi divisi dall’oceano.
Ma anche questo ha influenzato le mie scelte di vita perché ho cercato di dare ai miei figli quello che a me era mancato. Il Cristianesimo è la base della nostra cultura. Non importa quanto siamo credenti o meglio praticanti, volenti o nolenti i valori che ci portiamo dentro o perlomeno dovremmo portarci dentro ci vengono da molto lontano. Purtroppo molti partiti o personaggi politici che si son definiti cristiani non hanno certamente rispettato l’insegnamento di quell’Uomo finito su una croce per aver detto la sua opinione contro i potenti di allora. Penso ai vari Pinochet e Videla ma la lista è molto lunga e la memoria corta! A Rio condividevo l’appartamento con un’amica che mi è rimasta molto cara. Lei non voleva far parte della comunità ebraica e non voleva mai frequentare la sinagoga con lo zio. Non riteneva importante identificarsi con la cultura e religione d’origine. Forse non glielo avevano di proposito inculcato i genitori che erano riusciti a sfuggire all’olocausto e diventare cittadini americani. Lo zio un giorno le disse: “Tu sei libera di fare e scegliere quel che vuoi ma ricordati che comunque fai o non fai sei e sarai sempre ebrea“.
L’omologazione l’ho sempre vissuta male anzi l’ho sempre rifiutata e credo di continuare a farlo.
Non seguo la moda per esempio, compro solo quello che penso mi stia bene e mi piace, a volte però è difficile perché trovi in commercio solo quello che è “trendy“ e questo vale naturalmente anche per i pensieri.
Noi però viviamo ancora in una società che ci permette di esprimerci anche in maniera critica, certo non nella stessa misura e con la stessa forza in tutte le circostanze. Anche negli anni 70, quelli della ribellione, dopotutto c’era omologazione. Anche allora si era etichettati in base a ciò che si diceva, faceva, a come ci si vestiva.
L’unica maniera per difendersi dal conformismo è essere convinti di quel che si pensa e si fa, insomma crederci ed eventualmente essere anche disposti a pagare il prezzo dell’isolamento. Molta gente preferisce allinearsi al gruppo per non rimanere sola ed emarginata. Io personalmente preferisco avere poche amicizie con le quali sentirmi in sintonia.
È cambiata moltissimo. Ci sono tante culture che si mescolano ormai nella città ed i monacensi hanno capito l’importanza e l’arricchimento proveniente da questa fusione.Io che apporto il mio contributo principalmente in campo culturale me ne rendo conto perché si è intensificato molto lo scambio tra italiani e tedeschi ed ha assunto una dimensione più libera da pregiudizi.
Te ne parlerò appena ne avrò qualcuno concreto.Il mio progetto attuale è di avere più tempo per tutti i miei amici sparsi per il mondo e per il mio nipotino che vive a Zurigo e voglio che impari l’italiano. Vorrei inoltre occuparmi di fiori, imparare a combinarli in tutti i modi, scrivere di nuovo poesie, conoscere nuovi paesi e nuove persone o semplicemente fermarmi un attimo per strada per orientarmi, guardare le varie direzioni per poi scegliere il prossimo cammino da seguire.
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