“Ho denunciato la mafia ma Libera e lo Stato mi hanno abbandonato. Ora vivo su un marciapiede”

Verona, via Mazzini. La strada dello shopping. Vetrine scintillanti di ogni stilista accanto a quelle meno griffate ma pur sempre la via dove turisti e veronesi vanno a fare i loro acquisti. Quelli che non hanno problemi di quadratura del bilancio mensile… Centro storico, piazza Erbe, la Domus Mercatorum, piena di turisti, di ristoranti e tavoli dove un Aperol Spritz non manca a nessuno. Cartoline dalla città di Giulietta e Romeo. Fai fatica a respirare e a farti largo tra giapponesi, russi, tedeschi. Verona è bellissima, splendida ed adagiata su un Adige calmo e tranquillo in questi giorni di estate e di vacanze ancora… Lo sguardo di chi corre e cammina in cerca del monumento che ha deciso di visitare o del negozio in cui ha deciso di entrare, non si abbassa. Eppure… Se gli occhi di qualcuno guardassero leggermente più in basso, scoprirebbero una umanità dolente e dimenticata. Uomini e donne che stridono in questa cornice ma che con la loro presenza son un atto di accusa verso istituzioni e Stato. Quello stesso Stato che ha esautorato Sergio De Caprio, alias Capitano Ultimo dalle indagini. Un atto di accusa è l’unico gesto che merita. Un gesto che arriva anche da quella vita di uomo, di cinquantenne, seduto su un borsone logoro con un cartello sulle ginocchia: “Sono italiano- aiutatemi”. Mi avvicino. Lo guardo come mi ha insegnato a fare Capitano Ultimo. Lui mi ha sempre detto: ” Quando incontri un povero, non lasciargli cadere qualche monetina di carità. Guardalo negli occhi, è tuo fratello”. L’ho fatto. E gli occhi si sono incontrati con quelli di Nunzio, cinquant’anni ed un passato da imprenditore in un’altra vita. Poi, nel 2009, il crac. L’azienda inizia a perdere colpi e lui ha bisogno di liquidità per andare avanti, Così inizia la trafila per le banche che gli oppongono solo rifiuti. Si rivolge ad un amico che, a sua volta, contatta altri amici. Nel giro di pochi minuti gli prestano cinquantamila euro. Nel giro di pochi mesi diventano centinaia di migliaia da restituire. Usurai che gli tolgono tutto. Nello stesso periodo la moglie lo lascia. La discesa è spalancata e lui la percorre. Denuncia i suoi usurai ed inizia la sua fine.  Costretto a sparire, una nuova identità, tante città nelle quali ha vissuto, poi l’abbandono. Tra un documento ed una denuncia arriva a Verona nell’ottobre di due anni fa. Lo prendono in carico i servizi sociali. Poi… Eventi su eventi, episodi su episodi… Dall’ottobre del 2013  vive in via Mazzini durante il giorno, la notte dorme su una strada parallela ed il lunedì si reca alla Caritas per lavare i panni e farsi una doccia. E il martedì ricomincia la settimana…Pulito, dignitoso, conserva il suo progetto di tornare a vivere. “Altrimenti – dice – mi sarei già ammazzato”.  La racconterò la sua vicenda giudiziaria. Martedì lo rivedrò. Stasera però quella che volevo raccontare era la sua vicenda umana. Gli ho chiesto perchènon si è recato a Lampedusa ed ha cercato di sbarcare con i clandestini, avrebbe ricevuto cibo, alloggio , internet gratuito.  Mi ha risposto che non lo ha fatto per dignità. Che preferisce affidarsi alla generosità di qualcuno che gli dona quello che può , che se riesce a racimolare tre euro e cinquanta centesimi compra un panino e mangia quello e se non ci riesce resta digiuno. Che non ce l’ha fatta ad andare ogni giorno a chiedere un pasto caldo alla mensa perchè un uomo non è “un piatto di pasta e poi via, fuori dai coglioni”…Anche Nunzio ha creduto nello Stato che avrebbe dovuto difenderlo, proteggerlo, combattere i criminali che lui aveva denunciato e che invece oggi sono fuori ( dodici su quattordici)…Anche lui ha sperato che la giustizia gli rendesse di nuovo la sua vita…Anche lui…Anche lui la vita sta cercando di strapparla ai marciapiedi e riappropriarsene, senza un aiuto, senza un euro, senza un lavoro. Ci crede disperatamente. Ha solo cinquant’anni. Anche la sua , di vita, va ad aggiungersi a quelle che quotidianamente vengono offese e frantumate da chi dovrebbe proteggerle…E le sue parole, senza astio, senza aggressività nè odio, sono pietre contro chi lo ha abbandonato. Come Libera alla quale si era rivolto . Il risultato della sua decisione è il marciapiede sul quale dorme anche quando nevica… Dove lo ha portato quella certa antimafia che è, in realtà, la retroguardia della mafia sotto le insegne della presunta legalità. Non so se Nunzio ce la farà, spero di sì con tutto il cuore ma , in ogni caso, la sua storia è un indice puntato contro istituzioni vigliacche, esponenti corrotti e putrida antimafia costituita e collusa. E storie come la sua vanno raccontate. Il silenzio è complice della criminalità anche istituzionalizzata. Noi siamo dall’altra parte.

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